Layer 0, layer 1 e layer 2: che cosa sono e a che cosa servono

Operando attivamente nel mondo delle crypto abbiamo a che fare con differenti strutture, ognuna con le sue specifiche caratteristiche tecniche e funzionali. Stiamo parlando di layer di differente tipo, alcuni famosi per la loro efficienza altri divisivi per i loro evidenti punti deboli. Capire la differenza tra i vari modelli è necessario in modo da valutare meglio le nostre azioni sul mercato in virtù del loro potenziale. In questo modo possiamo capire subito il valore di una coin ma soprattutto gli ecosistemi più profittevoli.

In questa guida infatti andremo ad approfondire i layer base che compongono l’architettura di una blockchain: layer 0, layer 1 e layer 2 interrogandoci soprattutto sul loro funzionamento, in modo da valutarne potenziale e opportunità. Tenendo bene a mente che un progetto finanziario non è obbligato a possedere tutti questi livelli laddove solo l layer 1 è realmente indispensabile.

Layer 0, layer 1 e layer 2

In sintesi in un ecosistema decentralizzato che si rispetti il Layer 1 è la rete legata alla blockchain, mentre un protocollo Layer-2 è un’integrazione di terze parti che può essere utilizzata insieme a una blockchain Layer-1 come Bitcoin (BTC), Litecoin (LTC) ed Ethereum (ETH). Tenendo bene a mente che sono in fase di sviluppo molte soluzioni di scaling di Layer-1 che hanno lo scopo di aumentare il livello di base del protocollo blockchain stesso per migliorarne la scalabilità.

I Layer-1 modificano le regole del protocollo in maniera diretta in modo da aumentare la capacità e la velocità delle transazioni, ospitando più utenti e dati. In questo contesto le relative soluzioni di scaling di Layer-1 possono favorire l’aumento della quantità di dati contenuti in ciascun blocco in modo da incrementare il throughput complessivo della rete. Arrivati a questo punto possiamo scendere nel dettaglio e sintetizzarvi al meglio le loro caratteristiche tecniche e funzionali.

Che cos’è un layer 0?

Il layer 0 è la struttura di base che è incentrata su 3 aspetti fondamentali che valorizzano la blockchain stessa. Esso funge da base per la costruzione di grandi e complessi ecosistemi blockchain.

  1. Sicurezza: è la soluzione tecnica su cui si basa la sicurezza della blockchain in merito alla correttezza delle transazioni ma anche e soprattutto in relazione alla protezione dei dati e delle risorse.
  2. Framework: è la cornice che rende semplice lo sviluppo di componenti addizionali come le applicazioni e molto altro ancora.
  3. Interoperabilità: è una funzione che consente di interagire e cooperare tra le varie blockchain costruite sul layer 0 stesso. Per intenderci Cosmos è un layer 0 ma si occupa anche di integrare tutti gli aspetti appena citati.

Cosmos ci da la possibilità di comprendere meglio il valore di un layer 0, visto e considerato che il framework Cosmos SDK dà la possibilità di creare blockchain e moduli con facilità, evitando di dover partire da zero. In questo modo ciascun progetto legato a Cosmos può essere messo in comunicazione con gli altri, diventando responsabile della nascita di giganti come Cronos Chain. Per questa ragione illayer 0 è davvero identico alla base di una piramide, sopra cui potremo aggiungere tanti blocchi che sfruttano il suo solido sostegno. Di contro questa tipologia di struttura non ha un valore vero e proprio se è presa da sola. D’altronde a cos servirebbe una base di una piramide lasciata incompiuta?

Cosa dà valore a un layer 0?

A conferire valore ad un layer 0 c’è sempre un progetto da scegliere in un’ottica di lungo termine, ma questa scelta varia a seconda di diversi aspetti relativi al differente oggetto di studio. Quello da cui bisogna partire è la coin del layer. Bisogna capire il suo valore in termini di utilità e quindi in base ai casi d’uso cercando di eliminare speculazioni o previsioni forzate che possono solo confonderci le idee.

Il suo effettivo potenziale emerge da una serie di fattori chiave. Di conseguenza i criteri di scelta non cambiano, ma sono universali. Quello che possiamo farne è analizzarne applicazioni e caratteristiche in modo da capire se quello è un investimento ben ponderato. Chiedendoci come la coin viene utilizzata per pagare le gas fee e soprattutto come viene emessa? capiamo subito se è quella che fa per noi! Su questa lunghezza d’onda bisogna ricordare che il valore di un layer 0 sta anche nei progetti in corso e futuri. Pensiamo a Polkadot per esempio: l’arrivo delle parachains ha fornito tanto valore all’intera infrastruttura. Ovviamente, qualsiasi miglioramento si ripercuote sulla coin principale, nonché potenzialmente sulle altre dell’ecosistema.

Chiudiamo questo paragrafo portando ancora come riferimento Cosmos che come abbiamo visto è una delle migliori strutture in circolazione. Il suo unico limite è rappresentato dalla sua coin nativa, ATOM. In tal senso al di fuori dello stake è impossibile trovare applicazioni ed elementi che favoriscano il suo valore intrinseco. In compenso sono in via di studio differenti soluzioni che doneranno ad ATOM molta più utilità. In quest’ottica ci sembra molto interessante l’interchain security, ovvero la possibilità per chi crea una chain di sfruttare i validatori del Cosmos HUB. In questo modo la coin può avere un’applicazione pratica all’interno di un’ecosistema in continua espansione.

Una volta compreso il concetto di layero 0 e la sua possibile applicazione, passiamo al livello successivo.

Che cos’è un layer 1?

I layer 1 che conosciamo sono molteplici: da Bitcoin a Ethereum fino a Solana. Si tratta del livello standard più famoso, impiegato senza che vi siano necessariamente gli altri strati della piramide soprattutto nelle blockchain più vecchie. Questa categoria ha due compiti chiave: il primo è l’esecuzione e quindi il processamento di tutte le transazioni e operazioni, il secondo è il consenso quindi legato a meccanismi e a regole che si dedicano alla validazione dei blocchi.

In pratica è qui che abbiamo a che fare con i cosiddetti algoritmi di consenso come proof-of-work e proof-of-stake, strumenti a cui è legata necessariamente la governance. Di contro mentre layer 0 e 2 sono facoltativi, il layer 1 è sempre obbligatorio. Senza di esso infatti non si potrebbe svolgere alcuna operazione, perché è il livello chiave del funzionamento della blockchain. Tenendo bene a mente che laddove non fosse presente un layer 0, il layer 1 ne assolve alcune funzioni, soprattutto in tema di sicurezza. L’esempio più eclatante è sicuramente Ethereum, una struttura indispensabile per l’universo blockchain!

Il motivo sta nelle sue funzionalità dato che questa blockchain si rivela indispensabile non solo perché si occupa di sicurezza e regolarità delle transazioni, ma anche perché gestisce gli smart contract, che come sappiamo sono elementi fondamentali per lo sviluppo del mondo DeFi e NFT. Per questo il layer in oggetto viene considerato il più importante anche se bisogna sempre valutare ciascuna realtà in maniera indipendente.

Cosa dà valore a un layer 1?

Lo stesso ragionamento usato per il layer 0 possiamo farlo anche qui, ponendoci le stesse domande in merito alla sua usabilità e quindi quali casi d’uso può avere la moneta, se viene impiegata per validazione e quindi messa in stake, ma soprattutto se inflazionaria o deflazionaria. In ogni caso dobbiamo svolgere un’attenta ricerca sul potenziale della blockchain in merito ai suoi sviluppi futuri. Analizzando però un layer 1 possiamo interrogarci sul valore della chain in merito all’uso degli smart contract. Ebbene se è possibile allora vuol dire che la DeFi è florida.

Nel gruppo di indicatori utili a capire cosa da valore al layer 1 dobbiamo tenere sotto controllo anche la liquidità depositata sulla blockchain, nonché i volumi di scambio giornalieri, laddove un forte indicatore di espansione sono i numeri in crescita. Prendendo poi come esempio Ethereum possiamo intercettare i valori che dovrebbe avere un layer 1: dal fatto che ospita capitali elevati ed è utilizzata quotidianamente da milioni di persone alla direzione sempre meno inflazionaria della sua tokenomics, al valore della supply che ora è piuttosto limitata fino al supporto degli smart contract e alla presenza di numerosi progetti di DeFi. Qui non solo gli NFT muovono capitali enormi, ma molte aziende sviluppano idee e integrano Ethereum in misura crescente. Tutto ciò si traduce in un enorme valore intrinseco di questa blockchain.

Ovviamente quello che troviamo su questo modello potrebbe valere per tante altre realtà, ciascuna con osservazioni specifiche. Anche se a prima vota potrebbe non essere tutto oro quello che luccica considerando che Ethereum è sicuramente decentralizzata e molto sicura, ma essendo basata sul protocollo proof-of-work non può garantire scalabilità laddove le transazioni per secondo sono limitate.

Su questa lunghezza d’onda molte chain, soprattutto quelle recenti, hanno in parte risolto questo problema. Solana per esempio è una realtà ad altissima scalabilità discretamente decentralizzata. Lo stesso discorso vale anche per Terra. Tuttavia è impossibile non scendere comunque a compromessi. Bisogna trovare quindi il giusto compromesso tra il numero di validatori oltre cui si può definire una chain decentralizzata e abbinarlo a scalabilità e sicurezza, il suo nome è layer 2.

Che cos’è un layer 2?

Il layer 2 è un’implementazione che ha portato i suoi buoni frutti a tutti gli elementi della blockchain. Un layer 2 a conti fatti migliora e potenzia il relativo layer 1, diminuendone il carico di lavoro. In tal senso si tratta della trovata più recente che ha permesso di migliorare notevolmente performance e funzioni dei layer 1. Tra i vari nomi spiccano Arbitrum e Lightning Network. Tutti i relativi compiti sono raggruppabili in due categorie di funzioni:

  1. Scalabilità: qui il layer 1 non può arrivare, ecco perché è stato creato il layer 2 che sulla carta si occupa di scaricare il peso delle normali transazioni dal layer 1, che quindi diventa solo il garante di sicurezza e consenso.
  2. Funzionalità aggiuntive: qui si apre un mondo e tutto è in funzione di ciò che il team di sviluppo vuole raggiungere.

Per meglio comprendere il valore di queste due funzioni torniamo ad usare Ethereum come esempio. Di conseguenza sappiamo che è un layer 1 sicuro ma pecca a livello di scalabilità e infatti le transazioni sono limitate in numero con i tempi di attesa che si allungano. Invece con Arbitrum possiamo risolvere questi problemi, con Ethereum che resta a garanzia di tutto ciò che riguarda la sicurezza e il consenso. In pratica Arbitrum si fa carico di processare le varie transazioni. In questo modo i costi vengono parecchio abbattuti. In quest’ottica un layer 2 non è obbligatorio ma si rivela un’opzione utile per gli sviluppatori di superare gli eventuali limiti del layer 1. In tal senso risulta chiaro che non può esistere un layer 2 se non c’è un layer 1.

Questo concetto è reso ancora più chiaro in relazione al pagamento delle gas fee. Ebbene un layer 2 non ha una propria valuta ma sfrutta quella del suo layer 1. Per esempio, la coin Ether acquista valore intrinseco grazie ai layer 2 di Ethereum. Su questa lunghezza d’onda ci può essere utile prendere come riferimento anche la storia di Polygon. Si tratta di una blockchain con la sua coin (MATIC) e quindi con i suoi meccanismi di consenso e validatori specifici. Tuttavia, Polygon effettua periodicamente dei check con Ethereum, a garanzia della sicurezza. Perciò, si tratta di una soluzione ibrida. In ogni caso sul livello di investimento, i layer 2 donano maggior valore ai layer 1.

Conclusioni: come possiamo valutare il ruolo di layer 0, layer 1 e layer 2?

Sintetizzando il ruolo di questi 3 layer possiamo affermare di essere di fronte a dei veri e propri elementi vantaggiosi per la blockchain, ognuno con le sue specifiche caratteristiche tecniche.

I layer 0 rappresentano la base per lo sviluppo degli ecosistemi anche molto complessi, dove si fonda tutto sull’interoperabilità, attestandosi come un valido investimento. Per esempio Polkadot, la coin DOT, viene utilizzata per le aste parachain.

I layer 1 sono l’elemento indispensabile e che può esistere senza le altre due. Gli esempi sono molteplici con una serie di opportunità su cui impostare una strategia di lungo termine.

I layer 2 infine hanno il compito di migliorare la struttura madre, espandendone l’offerta e quindi migliorando il loro valore intrinseco, potenziando i vantaggi del layer 1.

Insomma siamo di fronte a 3 elementi chiave della blockchain capaci di alzare la posta in gioco sul piano operativo e funzionale. Ognuna di essi ha uno scopo prioritario che si integra perfettamente con le funzionalità degli altri. In particolare il lavoro del layer 1 è alla base degli investimenti e si rivela fondamentale per gli altri 2. Gli esempi riportati in questa guida si rivelano utili per capire il valore del loro funzionamento sul campo.