Tasse sulle criptovalute: guida aggiornata al 2024

Tasse sulle criptovalute: guida aggiornata al 2024

Il panorama fiscale legato al settore delle criptovalute nel nostro Paese è in continua evoluzione. Di conseguenza bisogna essere aggiornati dato che la materia è soggetta nuove normative e chiarimenti introdotti regolarmente. Ecco perché abbiamo deciso di preparare questa guida per voi in modo da essere sempre aggiornati su come dichiarare e tassare i vostri asset digitali in modo corretto e nello stesso tempo restare informate sugli ultimi sviluppi.

Legge di Bilancio 2023

Verso la fine del 2022 fu approvata la Legge di Bilancio 2023 e tra i vari temi che affrontava cercava di trovare una normativa definitiva al settore crypto. Stiamo parlando della prima legge italiana che ha cercato di colmare il vuoto in ambito crittografico.

Quali sono state le novità più importanti della Legge di Bilancio 2023?

  • Franchigia da 2.000 euro: sicuramente l’introduzione di una franchigia di 2.000 euro sulle plusvalenze da criptovalute. In pratica se le plusvalenze totali generate dalla vendita di crypto in un anno fiscale non superano i 2.000 euro, non possono essere tassate.
  • Rivalutare le criptovalute: tra le novità spicca sicuramente la possibilità di rivalutare le proprie criptovalute possedute al 1° gennaio 2023. Ciò vuol dire che possiamo applicare un nuovo costo di acquisto basato sul loro valore di mercato in quella data. Nella sostanza questa pratica di rivalutazione consente di ridurre le plusvalenze tassabili ridimensionando l’importo delle tasse che dobbiamo pagare.

In termini fiscali che differenza c’è tra plusvalenze e minusvalenze?

Le criptovalute nel nostro Paese sono considerate “redditi diversi” ai fini fiscali. Questo implica che le plusvalenze generate dalla vendita sono soggette a un’imposta del 26%, mentre le minusvalenze non sono detraibili.

In siffatto contesto le criptovalute devono essere sempre dichiarate nel Quadro RW del Modello 730 o nel Redditi per i titolari di partita IVA. Tenendo bene a mente che per ogni asset digitale che possediamo dobbiamo indicare:

  • La quantità detenuta alla fine di ogni mese dell’anno d’imposta;
  • Il valore di chiusura del mese di riferimento.

Quali sono le sanzioni previste in caso di mancata dichiarazione?

In caso di mancata dichiarazione o di compilazione errata del Quadro RW, si applicano le sanzioni che sono previste dalla normativa fiscale in vigore. Stiamo parlando di sanzioni elevate e quindi è importante prestare la massima attenzione alla corretta compilazione della dichiarazione dei redditi.

Dichiarazione delle criptovalute: la svolta è il software

Se volete facilitare la gestione degli adempimenti fiscali in merito al possesso di criptovalute vi consigliamo di puntare su un software di monitoraggio che consenta di tenere traccia delle transazioni ma soprattutto di calcolare le plusvalenze e le minusvalenze in maniera pratica anche per chi non ha dimestichezza, o in generale possiamo sempre rivolgerci a un professionista fiscale per assicurarci di adempiere sempre e correttamente a tutti gli obblighi fiscali.

L’Art.31 disciplina la tassazione degli asset digitali in Italia

L’Art. 31 della Legge di Bilancio 2023 è un elemento chiave che è entrato a far parte del Testo Unico delle Imposte sui Redditi, in cui troviamo un nuovo termine come cripto-attività che non si riferisce solo alle criptovalute ma va oltre. In siffatto contesto la tassazione può riguardare qualsiasi tipologia di asset digitale rientrante nella definizione, come ad esempio i Non-Fungible Token (NFT), nell’ottica di dichiarare sempre gli asset in nostro possesso.

Legge di Bilancio: la comparazione alle monete estere è un errore

Comparare le criptovalute alle valute estere è errato come invece emerge da questa Legge di Bilancio come sostenuto anche in sede europea, questo perché le crypto non hanno né sede fisica né riconoscimento, per questo non possono essere come le valute estere.

Quali sono i punti salienti di questa nuova normativa presenti nella Legge di Bilancio 2023?

  • Tutti gli asset digitali che sfruttano la blockchain sono tassabili;
  • La plusvalenza che resta nel mondo crypto non è soggetta a tassazione;
  • I movimenti crypto-crypto non sono rilevanti;
  • Plusvalenze convertite in fiat currency sono tassabili purché superino la soglia di 2000€.

Tasse su criptovalute: quadro RW e ultime novità

Secondo l’ultimo aggiornamento anche se non c’è stata conversione o prelievo di denaro fiat, è confermato l’obbligo di dichiarare le criptovalute che sono possedute nel Quadro RW del modello 730 o Redditi.

Funzione del monitoraggio

Il monitoraggio, attraverso il Quadro RW, serve a tenere traccia del valore complessivo degli asset detenuti da un contribuente.

Compilazione del Quadro RW

La compilazione avviene durante la dichiarazione dei redditi. Anche se l’interesse per le criptovalute tra i professionisti stia crescendo, può essere difficile trovare un commercialista esperto in materia crypto.

Cosa dichiarare nel Quadro RW?

  • Valore iniziale delle criptovalute possedute al 1° gennaio dell’anno in corso;
  • Valore finale delle criptovalute possedute al 31 dicembre dell’anno in corso;
  • Eventuali plusvalenze generate.

Il valore iniziale si ottiene sommando:

  • Il valore delle criptovalute possedute al 1° gennaio dell’anno precedente (se detenute già da anni precedenti);
  • I prezzi di carico di tutti gli acquisti di criptovalute effettuati durante l’anno in corso.

Importanza di una corretta compilazione: fornire dati precisi nel Quadro RW è fondamentale per evitare sanzioni. È quindi essenziale tenere traccia di tutti i movimenti (acquisti, vendite), registrando i prezzi di carico.

Sostituti d’imposta per le criptovalute: quali sono le opportunità?

La possibilità per exchange e servizi CeFi di diventare sostituti d’imposta per le criptovalute rappresenta a conti fatti una novità interessante con potenziali benefici per gli utenti. Questa modalità permetterebbe di semplificare la tassazione delle criptovalute, alleggerendo in questo modo gli oneri burocratici per i singoli investitori.

Come funziona il regime dei sostituti d’imposta

Il sostituto d’imposta si fa carico non solo di calcolare le imposte dovute sulle plusvalenze generate dagli utenti, ma anche di versare le imposte al fisco e infine di comunicare le informazioni relative alle transazioni all’Agenzia delle Entrate.

Il caso Binance

L’episodio di inizio 2024, in cui Binance ha bloccato parte delle criptovalute degli utenti per il pagamento dell’imposta di bollo, evidenzia alcuni problemi del regime dei sostituti d’imposta. Nella sostanza la mancanza di comunicazione preventiva e la gestione unilaterale da parte dell’exchange hanno creato disagi e preoccupazioni tra gli investitori.

Imposta di bollo sulle crypto

L’introduzione dell’imposta di bollo sulle criptovalute presente nella Legge di Bilancio 2023, è stata accolta con pesanti critiche tra gli operatori del settore.

Innanzitutto perché c’è ancora molta confusione sulla definizione di “cripto-attività” creando incertezza tra gli investitori e poi perché può risultare complesso il calcolo delle criptovalute in virtù della loro volatilità.

In ogni caso tutti coloro che posseggono crypto e NTF devono pagarla con l’aliquota fissata al 2 per mille su ogni asset posseduto al 31 dicembre di ogni anno. La scadenza del pagamento è il 30 giugno dell’anno successivo.

Tasse su criptovalute: che cos’è l‘onere di prova?

La nuova Legge sulla tassazione delle criptovalute non è molto chiara, e può generare incomprensioni.
Il fatto è che l’Agenzia delle Entrate è sprovvista di un software capace di tracciare i movimenti su blockchain. Di conseguenza potrebbe essere difficile contestare quello che ha dichiarato il contribuente. Di contro ai fini dell’antiriciclaggio, gli exchange però sono in grado di fornire delle rendicontazioni alle autorità.

Il nostro consiglio è fare degli screenshot con i saldi dei nostri wallet e la data a inizio e fine anno, anche se i documenti più importanti sono le ricevute di bonifici o movimenti verso/da exchange.

In siffatto contesto l’obbligo di documentazione anche se non è esplicitamente previsto, è consigliabile perchè si rivela utile non solo per tenere traccia delle proprie criptovalute ma anche dei relativi movimenti per tutelarsi in caso di controlli fiscali. In definitiva una buona documentazione consente di dimostrare la propria posizione fiscale in modo trasparente, evitando sanzioni.

Il cashback, l’airdrop, lo staking e il farming prevedono tassazione?

Sì, anche il cashback come pure gli airdrop, lo staking e il farming sono soggetti a tassazione in Italia.

Il valore del cashback ricevuto viene considerato un provento e quindi deve essere necessariamente dichiarato nel Quadro RW del Modello 730 o Redditi. Tenendo bene a mente che il valore da considerare è quello dell’accredito del cashback. Anche gli airdrop sono considerati proventi e devono essere dichiarati nel Quadro RW, laddove il valore da considerare è quello al momento del ricevimento degli asset.

Su questa lunghezza d’onda i redditi derivanti dallo staking e dal farming sono considerati “redditi diversi” e quindi devono essere dichiarati riferendosi al valore maturato nel periodo di riferimento.

Il mining è tassabile?

La tassazione del mining in Italia è ancora un tema affrontato in maniera ambigua in quanto soggetto a interpretazioni. In tal senso il settore sta ancora aspettando una risposta definitiva da parte dell’Agenzia delle Entrate.
Secondo alcuni esperti del settore il mining potrebbe essere considerato o un reddito da lavoro autonomo oppure come cessione a titolo oneroso se ovviamente questa attività di mining viene svolta in modo occasionale.

Facciamo un esempio per capire meglio questo punto:

Un miner riceve 1 ETH in cambio del proprio lavoro di mining. Al momento in cui riceve l’ETH, il suo valore è di 2.000€. Se il miner è un lavoratore autonomo, dovrà dichiarare 2.000€ come reddito da lavoro autonomo. Se successivamente vende l’ETH a 2.500€, avrà realizzato una plusvalenza di 500€ che potrebbe essere soggetta all’imposta sostitutiva del 26%.

ISEE e crypto: cosa fare?

Anche per questo tema nessuna risposta ancora da parte dell’Inps sulla presenza di criptovalute nell’ISEE. Su questa lunghezza d’onda a più di un anno dall’entrata in vigore della legge sulla tassazione delle criptovalute, l’Inps non ha fornito indicazioni su come queste debbano essere considerate le criptovalute ai fini del calcolo dell’ISEE.

Cosa dice la normativa ISEE

L’attuale normativa ISEE non menziona esplicitamente le criptovalute. Tuttavia, il D.Lgs n. 22/2020 stabilisce che il patrimonio familiare include “tutti i beni immobili e mobili, ivi compresi i beni mobili registrati”.

Fondi su CeFi fallite

La perdita di capitali su piattaforme CeFi fallite, come FTX, comporta delle implicazioni per la compilazione del Quadro RW del Modello 730 o Redditi. I fondi persi su piattaforme CeFi fallite non dovrebbero più essere inclusi nel Quadro RW, in quanto non sono più considerati un’assest personale.

Sebbene non vi sia ancora una conferma ufficiale, alcuni esperti ipotizzano che la perdita possa essere configurabile come minusvalenza ma c’è molta incertezza su questa normativa che invece di semplificare, ha complicato le cose!

Circolare Agenzia delle Entrate 27 ottobre 2023

L’Agenzia delle Entrate ha recentemente rilasciato alcuni chiarimenti in merito alla tassazione delle criptovalute, aggiungendo significative novità e sciogliendo alcuni dubbi tra le principali novità un chiarimento sulla questione della conversione da criptovaluta a stablecoin.

In pratica si configura come un’operazione che può generare una plusvalenza o minusvalenza e quindi tassabile. In quest’ottica è stata fatta una precisazione sulle stablecoin: con E-money token si intendono quelle ancorate a valute fiat (es. USDT, USDC), mentre le asset-referenced token sono quelle ancorate ad altri asset (es. oro, beni immobili).

Analisi post Legge di Bilancio 2023: un quadro normativo tra luci ed ombre

La Legge di Bilancio 2023 sulla carta sembra avere degli aspetti positivi con l’introduzione di un set di regole per la tassazione delle criptovalute in Italia, rappresentando un primo passo importante per il settore.

In questo scenario la legge prova ad eliminare l’incertezza derivante dalle precedenti interpretazioni basate sulle dichiarazioni dell’Agenzia delle Entrate con l’introduzione di nuove regole specifiche per la tassazione di plusvalenze, minusvalenze, staking, airdrop. Di contro questa legge non elimina del tutto la complessità in materia di tassazione delle criptovalute. Nello specifico lo stesso inserimento della imposta di bollo sulle criptovalute ha generato critiche. Per non parlare del trattamento riservato agli NFT che devono essere tassate ma ci sono ancora molti dubbi applicativi.

Concludendo siamo consapevoli del fatto che sono stati compiuti dei passi avanti, ma nel complesso siamo lontani da una regolamentazione chiara per tutti. Da questo punto di vista la Legge di Bilancio 2023 lascia ancora tanto spazio a dubbi e a perplessità. E’ davvero un peccato considerando che ci sono ancora tante domande senza risposta che stanno disorientando gli investitori di un mercato in continua espansione. Si attendono nel frattempo nuovi sviluppi e aggiornamenti normativi sulla tassazione delle criptovalute.