Il prezzo di Bitcoin torna a superare [1] i 66mila dollari e spinge verso la soglia chiave dei 67mila. L’eventuale rottura al rialzo di questo livello rappresenterebbe un segnale estremamente bullish. Tale soglia non è infatti mai stata raggiunta negli ultimi 30 giorni. Alla base della rinnovata spinta propulsiva ci sono le notizie legate al quadro macroeconomico statunitense uscite due giorni fa. Nello specifico, la pubblicazione dei dati sull’indice dei prezzi al consumo (ICP) degli Stati Uniti per il mese di aprile.
Bitcoin, cosa dicono i dati sull’indice dei prezzi al consumo USA (ICP)
Il rallentamento su base annua dal 3,5 al 3,4% riscontrato ad aprile ha infatti alimentato le speculazioni su un possibile allentamento delle politiche anti-inflazionistiche della Federal Reserve. Ciò sta spingendo gli investitori verso asset più rischiosi, i cosiddetti “risk on”. Tra questi troviamo ovviamente le criptovalute, con Bitcoin a fare – come sempre – la parte del leone. L’iniezione di fiducia sui mercati – non soltanto quelli crittografici – è iniziata subito dopo che il Bureau of Labor Statistics degli Stati Uniti ha rilasciato i dati sopracitati. L’aspettativa di un possibile allentamento delle politiche restrittive da parte della FED ha dunque reso ancora una volta Bitcoin un’opzione di investimento attraente. Tuttavia è necessario precisare che le nuove ipotesi per la prossima riduzione dei tassi potrebbero ancora una volta essere disattese.
La Fed ha in mano le sorti di Bitcoin
Con il prezzo che ha raggiunto i 66.000 dollari, l’attenzione della crypto finanza è tutta sulle prossime mosse della Federal Reserve. L’imminente incontro del Federal Open Market Committee a giugno sarà a dir poco cruciale. Se la Fed suggerirà – si spera in maniera non troppo criptica – un possibile taglio dei tassi entro settembre, potremmo assistere a un ulteriore aumento del prezzo del Bitcoin. Tuttavia, se i dati sull’inflazione continueranno a essere elevati, la Fed potrebbe mantenere una politica restrittiva, il che potrebbe frenare ulteriori aumenti.
Il rapporto tra Bitcoin e l’inflazione
Bitcoin ha un rapporto ormai consolidato con l’inflazione, come sanno bene gli investitori più esperti. In periodi di alta inflazione, la Federal Reserve tende ad aumentare i tassi di interesse per controllarla, rendendo il denaro più costoso da prendere in prestito. In questo modo viene ridotto l’interesse per gli asset rischiosi come Bitcoin. Tuttavia, quando ci sono segnali di un allentamento delle misure anti-inflazionistiche, proprio come suggerito dai recenti dati sull’ICP, gli investitori tornano a considerare Bitcoin come una copertura contro l’inflazione. Ovvero una valida opportunità di investimento. In altre parole l’aspettativa di tassi di interesse più bassi favorisce l’aumento del prezzo di Bitcoin.
Indice dei prezzi al consumo (ICP): cosa misura
L’indice dei prezzi al consumo (ICP) misura la variazione dei prezzi di un paniere di beni e servizi comunemente utilizzati dai consumatori. Pubblicato mensilmente dal Bureau of Labor Statistics degli Stati Uniti, è un indicatore chiave dell’inflazione economica. Per aprile 2024, l’aumento del 3,4% è stato trainato principalmente dai costi degli alloggi e della benzina, che hanno contribuito a determinare oltre il 70% dell’incremento totale dell’indicatore.
Sono un Content Editor che ha scritto oltre 7.000 articoli per magazine e testate giornalistiche. Oggi mi occupo principalmente di cronaca finanziaria, politica e attualità e per Broker-Forex.it scrivo per la sezione news su crypto e Bitcoin.