Sondaggio Unione Europea: la maggioranza punta sulle regolamentazioni crypto

Secondo un recente sondaggio sull’approccio scelto dall’Unione Europea per implementare l’economia crypto, la maggioranza degli intervistati su un campione di 31.000 persone appartenenti ad uno dei 12 stati membri ha dichiarato di voler un maggior impegno da parte delle istituzioni nelle pratiche di verifica e controllo delle regolamentazioni.

Questo dato dimostra che l’Unione Europea vuole aderire a questo nuovo progetto digitali a patto che i vari governi locali creino le basi per una normativa chiara e precisa che tuteli non solo i dati degli investitori ma anche il loro portafoglio. A tal proposito secondo la società che ha condotto questo sondaggio, la Redfield & Wilton Strategies, la necessità di confini normativi nei quali operarieviene vista dai corrispondenti europei come una necessità insostituibile. Di contro operare senza regole certe creerebbe solo il caso e l’anarchia, andando ad indebolire l’idea valutaria stessa di unione.

In siffatto contesto la creazione di una criptovaluta nazionale non è un tabù in Europa e tutti stanno passando all’azione per dotarsi degli strumenti giusti per accedere a questo nuovo mercato, anche se questa pratica viene vista con molto sospetto perché rappresenta in sostanza una scissione da un modello unico che sancirebbe l’ottenimento dell’indipendenza finanziaria dall’Unione Europea.

Per questo motivo l’Unione Europea procede per gradi e sfugge da qualsiasi legittimazione possibile che andrebbero a far vacillare l’idea di una moneta unica con un buon 60% dei 31.000 intervistati che ha ammesso di volere vedere il proprio governo nazionale definire da solo i regolamenti finanziari anziché dipendere dall’Unione europea per ogni decisione.

Di tutta risposta l’ Europa attende l’attuazione del quadro normativo per le risorse crittografiche per poter intervenire e dire finalmente la sua. La questione è molto delicata perché supportare o assecondare la formazione di nuove monete valutarie digitali significherebbe giustificare l’intenzione di creare alternative all’economia europea basata su una moneta condivisa.

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