Dichiarare le criptovalute in Italia: guida completa per il 2024

Dichiarazione delle crypto

La stagione dei redditi è dunque alle porte e, con essa, anche l’obbligo di dichiarare le criptovalute che si posseggono nel proprio wallet. Introdotto appena 5 anni fa, il monitoraggio fiscale degli asset digitali è un adempimento chiave per coloro che hanno portafoglio digitale.

Dichiarare le criptovalute nel 2024: come fare?

Questo è il momento caldo per gli investitori perché entrano nel vivo delle scadenze fiscali che competono anche gli asset digitali. Tra queste, spicca sicuramente la dichiarazione diretta che sulla carta rappresenta un passaggio obbligatorio per coloro che si misurano quotidianamente con le dinamiche del mercato delle criptovalute.

Nonostante l’introduzione di una normativa ad hoc, il tema resta ancora poco chiaro per coloro che non sono del campo. In tal senso ricordiamo che ad oggi ci sono solo 3 riferimenti normativi:

  • D.L. 124/2019: introduzione monitoraggio fiscale delle criptovalute.
  • Provvedimento Agenzia delle Entrate 28 maggio 2020 che ha fornito le regole tecniche per la compilazione del Quadro RW/RT.
  • Circolare Agenzia delle Entrate 24 giugno 2021: con cui si è cercato di chiarire alcuni aspetti relativi alla tassazione delle criptovalute.

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Ecco allora alcuni punti chiave da tenere d’occhio per capire come muoversi nel mondo fiscale delle crypto:

  1. Obbligo di dichiarazione

    dichiarare il possesso delle crypto è obbligatorio, a prescindere dall’importo. Su questo la normativa in vigore sulla tassazione crypto è molto chiara: tutti gli importi vanno dichiarati al fisco.

  2. Modalità di dichiarazione

    gli asset digitali vanno dichiarati con il Modello 730. Per coloro che presentano il Redditi, le criptovalute vanno dichiarate nel Quadro RT, sezione II “Redditi da capitale”, utilizzando il codice 14 che è associato ad Altre attività estere di natura finanziaria e valute virtuali.

  3. Oggetto del dichiarante

    per ogni asset digitale è necessario indicare la quantità detenuta e il valore di chiusura alla fine di ogni mese. Per quelle quotate su exchange, possiamo usare il valore presente su un exchange affidabile come CoinMarketCap. Invece per quelle non quotate, si consiglia di seguire le indicazioni dell’Agenzia delle Entrate.

  4. Redditi da criptovalute

    le plusvalenze generate dalla vendita di criptovalute (guadagni) sono soggette all’imposta sostitutiva del 26%. Per intenderci la plusvalenza si calcola come differenza tra il valore di cessione e il valore fiscalmente riconosciuto. Le minusvalenze invece sono le perdite generate dalla vendita di criptovalute che non sono attualmente detraibili ai fini fiscali.

NOTA: Solo la plusvalenza è soggetta a tassazione, non il capitale originario investito.

C’è una soglia minima di esenzione?

Sì, per entrambi i casi (cashout e conversioni). Tenendo bene a mente che le plusvalenze fino a 2.000€ non sono soggette a tassazione.

Dichiarazione criptovalute: quando si pagano le tasse?

NOTA: È importante precisare che solo possedere criptovalute non comporta necessariamente il pagamento di alcuna imposta.

L’obbligo fiscale scatta solo in due casi:

1. Cashout:

Vendita di criptovalute per convertirle in valuta fiat (euro, dollari, ecc.): in questo caso, se si ottiene una plusvalenza rispetto al valore di acquisto, si dovrà andare a pagare un’imposta sostitutiva del 26% sulla plusvalenza stessa.

2. Conversione tra criptovalute:

Scambio di una criptovaluta con un’altra (es: Bitcoin per Ethereum): anche in questo caso, se si ottiene una plusvalenza, si deve necessariamente l’imposta sostitutiva del 26% sulla plusvalenza stessa.

Dichiarare le criptovalute: come evitare gli errori!

Il processo può essere complesso nella fase di dichiarazione soprattutto se si effettuano differenti operazioni. Di conseguenza lo scenario può complicarsi se non ci siamo semplicemente limitati ad acquistare o vendere criptovalute su exchange, ma quali sono gli errori più comuni che si possono commettere?

1. Non dichiarare tutte gli asset digitali che abbiamo nel wallet.

2. Dichiarare un valore errato delle criptovalute. Anche qui ci vengono in soccorso gli exchange.

3. Non dichiarare le plusvalenze da cashout o conversioni.

4. Non tenere traccia delle movimentazioni: è importante mantenere una registrazione di tutte le compravendite

5. Dichiarare i redditi da staking o DeFi in modo errato

Miglior software per la gestione fiscale delle crypto

La soluzione migliore è quella di rivolgersi a un commercialista che abbia una specifica preparazione in criptovalute. Il suo aiuto è fondamentale per compilare correttamente la dichiarazione dei redditi. In questo modo evitiamo errori e di conseguenza sanziani.

Esistono però anche delle soluzioni fai da te che possono semplificare il processo. Uno di questi è Tatax. Si tratta di un software appositamente progettato per la gestione fiscale delle criptovalute.

Con Tatax possiamo:

  • Importare i dati da exchange e wallet. Di conseguenza non siamo costretti ad inserire le transazioni manualmente.
  • Calcolare automaticamente le plusvalenze e le minusvalenze. In questo modo possiamo avere un quadro completo e chiaro della situazione.
  • Generare un report fiscale conforme alle normative italiane: questo report può essere utilizzato dal vostro commercialista per compilare la dichiarazione dei redditi.

In definitiva secondo noi la scelta di utilizzare o meno un software come per esempio Tatax dipende dalle esigenze specifiche di ogni investitore. In questo scenario se non siete sicuri di come dichiarare le vostre criptovalute in modo corretto, è consigliabile rivolgersi a un commercialista.

Di contro se invece siete disposti a investire un po’ di tempo e fatica, un software come Tatax può aiutarvi a rendere tutto più facile ma soprattutto a ridurre il rischio di errori.

Punti chiave

1. Dichiarare le criptovalute è sempre obbligatorio.
2. Le tasse si pagano solo in caso di cashout o conversioni tra criptovalute diverse.
3. L’aliquota fiscale è del 26% e solitamente viene applicata solo alla plusvalenza.
4. Esistono software come Tatax che possono semplificare la gestione degli asset digitali

Conclusioni

In Italia, dichiarare gli asset digitali posseduti nel proprio wallet è un obbligo fiscale. Non importa se il valore è alto o basso: qualsiasi importo deve essere riportato nel Modello 730 o nel Redditi.

Le plusvalenze generate dalla vendita di criptovalute sono soggette all’imposta sostitutiva del 26%, mentre le minusvalenze non sono attualmente detraibili.

Dichiarare le criptovalute correttamente è un passaggio chiave per evitare sanzioni. Assolvere ai propri obblighi fiscali è un dovere soprattutto civico.

Va ricordato che per snellire la gestione degli asset digitali e la loro relativa fiscalità, esistono software all’avanguardia come Tatax. Si tratta di uno strumento davvero utile che consente non solo di tenere traccia dei movimenti delle criptovalute ma anche di fornire al nostro fedele commercialista dati sicuri e completi.

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