Investitori Bitcoin col fiato sospeso in attesa dei dati sull’inflazione

Bitcoin torna a tremare a causa dell'inflazione

Per Bitcoin e i mercati delle criptovalute la settimana appena iniziata si preannuncia cruciale. L’attenzione degli investitori è rivolta soprattutto ai dati macroeconomici degli Stati Uniti, che verranno diffusi entro giovedì. La reazione al discorso di Jerome Powell, presidente della Federal Reserve – che ha lasciato intendere che un taglio dei tassi sarebbe ancora prematuro – e la pubblicazione dei dati sull’inflazione USA, sono i due eventi che andranno a catalizzare l’attenzione della finanza mondiale nei prossimi giorni. Nel frattempo Bitcoin oscilla ancora poco sopra la soglia chiave dei 57mila dollari.

Il ruolo chiave dell’inflazione per il mercato crypto

I dati macroeconomici, come l’inflazione e le conseguenti decisioni sui tassi di interesse, giocano da sempre un ruolo fondamentale nel determinare l’andamento dei mercati delle criptovalute. L’inflazione elevata – e per definirla tale basterebbero livelli in linea con quelli degli ultimi mesi, tra il 3.1 e il 3.3% – potrebbe spingere la Federal Reserve a mantenere una politica monetaria restrittiva. In altre parole, la FED potrebbe decidere di non abbassare i tassi di interesse, mantenendo alto il costo del denaro. D’altro canto, un’inflazione più bassa potrebbe aprire la strada a un allentamento delle politiche restrittive – nonostante la prudenza di Powell – inclusi potenziali tagli dei tassi di interesse. I dati sull’inflazione arriveranno giovedì e sono particolarmente atteso proprio per capire le intenzioni future della Fed. La speranza degli investitori è quella di ricevere almeno qualche segnale per un possibile taglio dei tassi a settembre 2024.

Il destino di Bitcoin nelle mani della FED

Bitcoin ha mostrato nel corso della sua storia una forte correlazione con inflazione, tassi di interesse e costo del denaro. Un discorso positivo di Powell o dati sull’inflazione inferiori alle attese potrebbero innescare un repentino rialzo dei prezzi delle criptovalute, mentre indicazioni di inflazione persistente e una politica monetaria restrittiva potrebbero provocare ulteriori movimenti al ribasso. Quest’ultima ipotesi potrebbe rivelarsi drammatica per tutto il settore, anche e soprattutto tenendo presente gli attuali valori del Fear and Greed index crypto, che ha raggiunto livelli bassissimi (36/100) mai visti nel corso del 2024.

Occhio al Dollaro USA

Per capire quello che potrebbe accadere è interessante analizzare l’attuale situazione del dollaro USA, che ha già mostrato evidenti segnali di debolezza in attesa dei dati sull’inflazione. In buona sostanza possiamo affermare che al momento gli investitori stanno attraversando una sorta di “modalità di attesa”. Un’attesa durante cui la paura torna però evidentemente a farsi largo, evidenziata dalla debolezza del dollaro, innescando meccanismi di panico che per il settore crypto potrebbero rivelarsi deleteri. Un dollaro debole, tuttavia, tende generalmente a rafforzare le criptovalute, poiché gli investitori cercano rifugi alternativi contro la svalutazione della valuta fiat.

La Germania possiede Bitcoin per 2 miliardi di dollari

Un ulteriore elemento che sta preoccupando gli investitori è la notizia che la Germania possiede Bitcoin per un valore di 2 miliardi di dollari. Questo dato, emerso recentemente, ha creato una notevole agitazione nel mercato. Gli investitori temono infatti che in un contesto di mercato già volatile, una mossa della Germania per liquidare anche solo una parte di questa ingente quantità di Bitcoin potrebbe avere effetti devastanti sui prezzi.

Fonte dati: CoinMarketCap.

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