Bitcoin ed Ethereum crollano: cosa c’entrano Putin, Telegram e NVIDIA  

Bitcoin ed Ethereum tornano a far tribolare gli investitori. Proprio come avevamo previsto ieri, sono arrivate nel corso della notte le turbolenze repentine e apparentemente “inspiegabili”. Il calo ha riportato Bitcoin al di sotto dei 60mila dollari – al momento la regina delle criptovalute sta lottando per recuperare proprio questo livello chiave – ed Ethereum sotto i 2500 dollari.

Telegram e NVIDIA legate al crollo crypto? 

Al momento non ci sono spiegazioni “ufficiali” e universalmente riconosciute per quanto accaduto. Di certo c’è stato un aumento improvviso dei volumi e un altrettanto importante incremento degli short sui futures. Tutto ciò, in un momento di flussi scarsissimi, potrebbe aver favorito il terreno ai trader ribassisti, che avrebbero semplicemente “approfittato” di una fase di calma. Le liquidazioni sono state relativamente contenute, e non sembrano collegate agli sviluppi recenti su Durov e Telegram.

Secondo alcuni osservatori potrebbe trattarsi di una fuga di notizie – evidentemente pessime – relativamente ai dati trimestrali di NVIDIA. I dati in questione potrebbero influenzare in maniera diretta il settore delle criptovalute legate all’intelligenza artificiale (AI), nonché – in maniera indiretta ma forse ancor più travolgente – il settore crypto in genere, in quanto sempre più correlato ai mercati azionari. Non ci sono però conferme reali di queste indiscrezioni, che tra qualche ora – ovvero al momento della pubblicazione dei dati da parte dell’azienda – potrebbero rivelarsi delle mere speculazioni. 

Perché la Russia sta favorendo Bitcoin

Ci sono poi altre ipotesi secondo cui il calo potrebbe essere correlato – anche se non è chiaro in che modo – a quanto sta accadendo in Russia. Una recente fuga di notizie ha rivelato che il governo sta per testare scambi di Bitcoin e altre criptovalute. Le operazioni inizieranno il 1° settembre. Lo scopo è facilitare le transazioni transfrontaliere, ostacolate dalle sanzioni internazionali. Il National Payment Card System russo verrà utilizzato per consentire il cambio tra rubli e criptovalute durante questi test. La decisione arriva mentre le aziende russe lottano per pagare fornitori esteri e ricevere pagamenti per le materie prime, specialmente dopo che le banche cinesi hanno sospeso i pagamenti in yuan a causa delle sanzioni statunitensi.

Putin dice sì al mining di criptovalute

Il governo russo sta inoltre valutando la possibilità di autorizzare la Borsa di Mosca e la Borsa di San Pietroburgo a creare piattaforme di scambio di criptovalute entro fine 2024. Inoltre, il presidente Vladimir Putin avrebbe firmato l’8 agosto scorso delle leggi che normano il mining di criptovalute. Queste nuove regole stabilirebbero inoltre un quadro normativo per l’uso dei token digitali per pagamenti internazionali. Si tratta di una posizione che contrasta del tutto con la proposta di divieto del 2022.

Nel frattempo, il ministro delle Finanze russo, Anton Siluanov, ha dichiarato che la Russia sta esplorando modalità per permettere agli exchange di criptovalute internazionali di operare nel paese. Anche se non è ancora stata trovata una soluzione definitiva. Questo sostegno crescente alla tecnologia blockchain arriva in parallelo al crescente interesse di figure come l’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che ha promesso di creare una riserva strategica di Bitcoin in caso di rielezione.

Fonte dati: CoinMarketCap.

Lascia un commento