Bitcoin ed Ethereum tornano alla ribalta, trainandosi dietro tutto il settore crypto. In queste ore i rialzi sono infatti significativi e diffusi. Tutto ciò è diretta conseguenza del rinnovato – nonché inaspettato – ottimismo riguardo alla possibile approvazione degli ETF Spot su Ethereum. Si tratta di strumenti in tutto e per tutto analoghi a quelli approvati a gennaio su Bitcoin, il primo potrebbe essere approvato già il 23 maggio prossimo. Vi abbiamo spiegato tutti i dettagli della faccenda in questo articolo. Nel frattempo, inizia però a farsi largo nella – sempre attivissima – discussione sui fondamentali una teoria che non piace a tutti. Questa visione è già nota da tempo, ma è stata ben sintetizzata dall’esperto Jim Bianco, fondatore della Bianco Research. Secondo la sua opinione gli ETF su Bitcoin ed Ethereum potrebbero ostacolare il processo di decentralizzazione finanziaria, che teoricamente dovrebbe essere alla base della rivoluzione crypto.
L’impatto degli ETF Spot su Bitcoin
Secondo Bianco, gli ETF sarebbero i principali catalizzatori di un processo di ritorno dei fondi dalla blockchain alla finanza tradizionale. Ciò andrebbe ovviamente a limitare la possibilità di creare un sistema finanziario decentralizzato. Gli ETF spot su Bitcoin sono stati accolti con grande entusiasmo negli Stati Uniti, dove la SEC ha approvato diversi di questi prodotti a metà gennaio. Non avrebbe potuto essere altrimenti, anche tenendo conto dell’effetto che hanno avuto sul prezzo. Secondo Bianco, trasferire denaro dalla blockchain alla finanza tradizionale attraverso questi ETF potrebbe rallentare il progresso verso un sistema finanziario veramente decentralizzato. L’analista finanziario e ricercatore paragona infatti gli ETF a “fiches arancioni da poker” che portano i fondi fuori dalla blockchain.
I dati di Coinbase danno ragione a Bianco
C’è da dire, inoltre, che i risultati finanziari del primo trimestre di uno dei principali crypto exchange del mondo, Coinbase, riflettono effettivamente questa tendenza. Nonostante un fatturato di 1,64 miliardi di dollari, il volume di trading retail è infatti sceso drasticamente negli ultimi anni. Al contrario, il volume degli scambi istituzionali è aumentato, indicando un incremento della preferenza per la finanza tradizionale rispetto alle operazioni on-chain. Bianco suggerisce quindi che molti investitori retail trovino ancora troppo complicato operare direttamente sulla blockchain e preferiscano affidarsi a strumenti tradizionali come gli ETF.
Il ricercatore sottolinea inoltre che anche i “nuovi holder” preferiscono detenere Bitcoin in un conto regolamentato tramite ETF, piuttosto che partecipare direttamente alla cosiddetta “rivoluzione crittografica”. Questa tendenza contrasta ovviamente con la narrativa di Bitcoin come alternativa decentralizzata al sistema finanziario fiat.
Perché gli ETF sono l’opposto della decentralizzazione
“Se l’obiettivo di Bitcoin – spiega Bianco [1] – è quello di andare a realizzare un nuovo sistema finanziario, un ETF che trascina di nuovo il denaro nel mondo Trad-fi (finanza centralizzata, ndr) non ci porterà certo verso quella terra promessa”.
Ma non finisce qui, perché Bianco evidenzia anche come gli ETF su Bitcoin, per ora, non siano riusciti effettivamente ad attrarre i capitali dei baby boomer, come invece scrivevano diversi giornali di settore. Queste le sue parole: “Per tutto il trimestre, ci è stato detto con certezza che i boomer chiamavano i loro gestori patrimoniali e dicevano loro di entrare in BTC. Questo non è il caso del 95+% delle partecipazioni all’ETF spot, che sono in mano agli Hedge Fund“.
[1] Analisi di Jim Bianco sul futuro della decentralizzazioneÂ
Sono un Content Editor che ha scritto oltre 7.000 articoli per magazine e testate giornalistiche. Oggi mi occupo principalmente di cronaca finanziaria, politica e attualità e per Broker-Forex.it scrivo per la sezione news su crypto e Bitcoin.