Ripple sostiene la Proof of Stake

Il presidente di Ripple ha dichiarato che i miner dovrebbero passare ad un sistema basato sulla Proof of Stake in modo da assicurare una maggiore operatività. In questo modo si getterebbero alle spalle i meccanismi legati all’utilizzo della PoW andando a garantire un miglioramento delle prestazioni a lungo termine.

Ovviamente la posizione di Chris Larsen non è disinteressata ma è strettamente connessa con il progetto Ripple che ricaverebbe una maggiore applicazione da questo tipo di tecnologia. D’altronde la Proof of Work (PoW) non era priva di problemi, anche se questo venivano risolti nell’immediato. Sul piano poi generale la sua richiesta può davvero aiutare il mercato a crescere e in particolare potrebbe fornire quello slancio che si sta aspettando da molto, favorendo la risalita dei prezzi delle azioni delle aziende di mining quotate in borsa.

Nello specifico quando viene utilizzato PoW nelle transazioni di Bitcoin (BTC) sulla blockchain con lo scopo di renderle sicure e affidabili non si tiene conto la quantità di energia che viene impiegata per ultimare l’operazione. Passando ad un altro algoritmo si andrebbe a ridurre la portata rispettando la natura in un’ottica di tutela ambientale portata avanti da molte società di mining fino a questo momento.

Di conseguenza la proposta di Ripple non è fuori discussione ma si pone invece come una soluzione piuttosto vantaggiosa soprattutto per gli esperti climatici che supportano la causa, giacché basterebbe cambiare semplicemente l’algoritmo di consenso con una bassa energia come quelli utilizzati da quasi tutti gli altri principali protocolli crypto. In questo modo non ci sarebbe solo un risparmio energetico ma si imposterebbe un livello di transazioni più pratico e automatico. A questo punto bisogna capire quali siano le priorità per ogni singola azienda di mining in modo da ipotizzare come possa essere percepita questa possibilità di cambiamento nel sistema operativo.

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