L’incertezza normativa legata agli asset digitali sta scuotendo il mercato indiano in vista della prossima decisione da parte del Governo che dovrà scegliere se vietare o regolamentare le criptovalute. Gli interessi in gioco sono tanti e di conseguenza il ministro delle finanze ha affermato di voler prendere tempo in attesa di aver raccolto abbastanza informazioni per prendere una decisione definitiva. Intanto però la moneta digitale cresce in tutto il Paese, attestandosi come uno strumento particolarmente valido per scongiurare l’inflazione.
Quello che attualmente sta succedendo in India è la proiezione di una confusione sistematica che potrebbe minare il settore. Tale disorientamento nasce a causa dell’assenza di regole normative universali che possano essere impiegate da tutti i Paesi. L’esitazione del Governo verso questa materia riflette una mancanza di consapevolezza derivante da una preparazione superficiale sulle dinamiche operative collegate al mondo delle criptovalute. Di conseguenza è lecito che si voglia approfondire per capire che tipo di linea di intervento seguire.
In questo scenario l’India deve decidere se vietare completamente le criptovalute come hanno fatto in Cina oppure regolamentarle attraverso un sistema che possa nello stesso incentivarle. La tendenza sembra però avvicinarsi ad un modello di tassazione che possa intervenire sulle transazioni delle monete digitali. Ufficialmente però il ministro delle finanze Nirmala Sitharaman non ha ancora ufficializzato la sua decisione, lasciando tutti nel dubbio. In tal senso ritiene che sia una decisione da prendere solo dopo aver esaminato i giudizi scaturiti dalle consultazioni con i tecnici di riferimento.
Nello stesso tempo Sitharaman si è lasciato andare ad alcuni commenti dichiarando che è un diritto dello Stato tassare il reddito che i cittadini ricavano dalle transazioni in crypto, laddove c’è però da fare una grande distinzione tra la capacità del governo di imporre tasse sulle criptovalute e l’intenzione di legittimare una moneta digitale. Questo significa una sola cosa e cioè che l’eventuale tassazione potrebbe rappresentare una forma preventiva di divieto con l’obiettivo di scoraggiare gli investitori. Se a ciò aggiungiamo che c’è ancora molta incertezza sulla legalizzazione del trading risulta comprensibile la confusione generata dalle dichiarazioni del ministro delle finanze.
Per meglio comprendere lo stato delle cose basta ricordare che alla fine del 2021 l’India è stata sul punto di accettare un piano di regolamentazione delle crypto. Purtroppo il progetto non è andato in porto e ora la situazione si sta ribaltando con molte voci insistenti circa un potenziale divieto e una serie di pesanti restrizioni sui traders. Il sospetto di fondo è che un regime normativo su base digitale serva più a controllare che a favorire un sistema decentralizzato. Di conseguenza anche se non c’è un divieto in piena regola scoraggiare un investitore con una proficua tassazione significa allontanarlo da quella fonte di scambio e di guadagno.
Da anni sono copywriter e redattore di blog di tematiche finanziarie ed economiche. Tra le mie passioni il mondo delle criptovalute, Bitcoin e degli investimenti online.