Il Messico frena l’espansione delle criptovalute

Arriva dal Messico una grande frenata al sistema crypto con le parole del governatore della Banca del Messico che spengono qualsiasi speranza di adozione delle monete digitali. In tal senso dopo il caso El Salvador erano in tanti a credere che tutta l’America Latina incentivata dallo spettro dell’inflazione sarebbe passata gradualmente alle criptovalute, ma il Messico non sembra abbracciare questa ipotesi, anzi la condanna a priori. A tal proposito il governatore Alejandro Díaz de León ha dichiarato che i Bitcoin non sono comparabili ad una moneta e quindi non possono essere adottati per l’economia nazionale.

Insomma una vera e propria doccia fredda per i sostenitori delle cripto che hanno incassato il colpo con cui il Messico ha rigettato al mittente la possibilità di rendere le cripto una moneta a corso legale, mettendo in campo per difendere la loro posizione il tema della volatilità dei prezzi che rappresenta non solo un ostacolo ma anche uno dei rischi fondamentali alla perdita dei capitali investiti.

Successivamente il governatore ha cercato di placare le proteste degli investitori spiegando che non ci sarà un’opposizione sistematica ma la sua linea dura riguarderà chi cercherà di farle introdurre nell’economia nazionale. Le BTC possono essere un’alternativa secondo lui come forma di scambio al pari del baratto ma non possono sostituire una moneta perché non godono di quella stabilità necessaria che possa fare da perno al commercio. Di conseguenza seppure edulcorata la sua posizione è di chiusura verso un sistema che invece sta aiutando El Salvador ad uscire dalla crisi.

Per difendere la sua posizione e aggravare l’ideologia di coloro che supportano le BTC, il governatore ha ricordato quello che è successo in El Salvador dopo solo 24 ore dall’adozione, omettendo volutamente la strategia del presidente che era a conoscenza di un possibile crollo iniziale che poi infatti ha comprato per compensare le perdite.

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