Crypto al ribasso: le conseguenze del blocco della banca centrale russa

Il recente crollo delle criptovalute è stato attribuito dagli addetti del settore alle manovre della banca centrale russa che a sorpresa ha deciso di porre  il divieto di trading e mining di criptovalute nell’economia nazionale. In poche parole con questo procedimento si intende vietare tutte le emissioni finalizzate allo scambio di cripto con la valuta tradizionale.

Un vero e proprio contraccolpo al mercato che sta spingendo gli analisti a rivedere le loro stime future. Ovviamente i due eventi sono strettamente collegati perché una decisione del genere non poteva che incidere negativamente sull’azione degli investitori, ridimensionando la loro fiducia ad ampio raggio.

In un rapporto di 36 pagine la banca centrale russa ha fatto sapere di voler limitare l’uso della criptovaluta per mere problematiche di stampo speculativo, lasciando intendere che questo tipo di attività può ledere l’economia nazionale creando dei vuoti incolmabili. Per ovviare a questo problema si è pensato di bloccare la domanda da parte dei nuovi operatori in modo da evitare un possibile squilibrio.

Molti pensano che abbiano influito le pressioni del servizio di sicurezza federale (FSB) e in effetti la governatrice Elvira Nabiullina ha ricevuto una serie di segnalazioni che l’hanno obbligata ad imporre questo divieto con l’obiettivo dichiarato di scoraggiare le donazioni alle organizzazioni anti-regime che non possono essere rintracciate dal sistema. Di conseguenza dietro lo spettro della sicurezza nazionale la Russia tenta di controllare un altro settore strategico dell’economia globale.

Un passaggio anomalo considerando che al momento questo Paese è il terzo produttore di mining di criptovalute al mondo con una mole di strutture localizzate in Siberia, dove le temperature sono basse e c’è accesso a energia a basso costo. Insomma siamo di fronte ad una realtà dalla notevole capacità di espansione soprattutto dopo che il comparto digitale cinese ha bollato le attività degli asset digitali come dannose e pericolose per la sicurezza del Paese.

Di contro si legge una nota in cui si chiarisce che presto nel parlamento verrà dibattuto sulla necessità di creare un quadro normativo per rendere lecita l‘attività delle criptovalute, la stessa che ora si vuole vietare apertamente. Di conseguenza questa chiusura annunciata sembra una strategia politica più che una disposizione operativa a causa di alcune forzature nel divieto attuale. Tenendo bene a mente che da tempo la Russia aveva annunciato l’introduzione sul mercato di rubli digitali e quindi mostrando sempre una certa fiducia in questo genere di asset.

Per questo motivo qualsiasi divieto che viene imposto deve essere prima approvato con una legge. In ogni caso se l’obiettivo era creare scompenso nel mercato delle criptovalute, ebbene è stato raggiunto pienamente visto il crollo notturno di questo asset digitale che comunque ha retto sul prezzo, perdendo in adesioni che però possono essere recuperate con una nuova spinta sul mercato.

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