BTC: la nota criptovaluta scende sotto i 42.000$

Le recenti turbolenze geopolitiche frutto della guerra tra Russia e Ucraina, dopo un iniziale assestamento, stanno influenzando negativamente il mercato digitale spingendo i BTC sotto i 42.000$ mentre l’offerta attiva ha raggiunto il massimo annuale. Questo peggioramento è ovviamente dovuto alla tensione nell’Europa orientale, laddove i BTC stanno perdendo la spinta iniziale che gli aveva consentito di configurarsi come bene rifugio.

Se guardiamo per un attimo alla situazione del mercato finanziario attuale ci rendiamo conto che è diventato tutto fin troppo precario: dall’euro che è scivolato rispetto al dollaro USA all’indice azionario Stoxx Europe che è sceso di oltre il 2%, fino alla discesa inesorabile dei futures sul Nasdaq che sono scesi dello 0,8%. Se a ciò aggiungiamo che il mercato azionario russo è stato chiuso per il quinto giorno consecutivo, è naturale dedurre un crollo inevitabile del sistema finanziario globale con una serie di conseguenza concatenanti tra di loro.

Sicuramente nelle prime fase del conflitto bellico i BTC sono stati percepiti come una risorsa con cui aggirare le sanzioni. Una sorta di risorsa per salvaguardare gli investitori. In tal senso basti pensare che le criptovalute sono state un’ancora di salvezza per gli utenti che hanno dunque individuato nel loro potenziale uno strumento per far girare denaro senza essere colpiti dalle sanzioni. Ora però lo scenario che abbiamo di fronte è ben diverso con una domanda che continua a crescere ma con un valore che sta invece indietreggiando. Ciò dipende in massima parte dalla vulnerabilità del mercato che fa dunque fatica a trovare un punto fermo, lasciandosi trascinare dagli eventi bellici.

Ecco allora il motivo che c’è dietro questa migrazione continuativa di bitcoin che si spostano tra gli indirizzi in un periodo di 24 ore, raggiungendo la soglia dei 565.000. Siamo di fronte ad un livello mai visto prima in un anno. In generale possiamo affermare che il forte aumento potrebbe essere il risultato di una fuga di capitali dal rublo al bitcoin. Tenendo bene a mente che la moneta russa ha subito una perdita che ora appare irrecuperabile.

Al di là di questo drammatico esito bisogna ricordare che i Bitcoin stanno operando in un contesto precario e di conseguenza è anche naturale quest’altalena di valori tra prezzi che salgono nonostante la recente volatilità nei mercati più ampi. A tal proposito secondo gli analisti il crollo dei BTC è avvenuto come diretta conseguenza dei provvedimenti della Federal Reserve statunitense circa l’inasprimento delle politiche monetarie messe in atto dopo l’epidemia di coronavirus. Di conseguenza tale decrescita non è dettata automaticamente dal conflitto geopolitico come si pensava inizialmente. In sostanza è successo per via dello slancio della pressione sul mercato delle criptovalute, complice la strategia della Fed che ha dato segnali di inasprimento della politica monetaria.

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