Il Fondo Monetario Internazionale (FMI) ha recentemente sollevato preoccupazioni riguardo all’enorme consumo energetico associato al mining di Bitcoin e all’intelligenza artificiale, suggerendo l’introduzione di tasse specifiche per mitigare gli effetti ambientali. Secondo l’istituzione di Washington, entro tre anni, questi due settori potrebbero consumare tanta energia quanto il Giappone, il quinto maggior utilizzatore mondiale. Per contrastare questo aumento e per contribuire agli obiettivi globali di riduzione delle emissioni, il FMI propone un aumento dell’85% dei costi dell’elettricità per i minatori di Bitcoin, pari a 0,089 dollari per kilowattora.
FMI: tasse per compensare il consumo energetico del mining crypto e dell’IA
Il FMI evidenzia inoltre che le attività legate al mining di Bitcoin e ai data center dell’intelligenza artificiale potrebbero rappresentare il 3,5% della domanda globale di energia entro il 2027, causando l’1,2% delle emissioni globali di carbonio. Per ridurre l’impatto ambientale, il FMI suggerisce una tassa mirata di 0,032 dollari per kilowattora per i data center, che potrebbe portare nelle casse pubbliche 18 miliardi di dollari all’anno.
Ridurre l’impatto ambientale: le proposte del FMI
Attualmente, le politiche fiscali sono più favorevoli ai data center, nonostante il loro impatto ambientale e il limitato contributo occupazionale. Il FMI critica quindi queste agevolazioni e propone di adottare misure fiscali più rigorose per incentivare una riduzione delle emissioni. In particolare, suggerisce che una tassa globale sulle emissioni sarebbe l’ideale, ma riconosce che tale misura potrebbe essere difficile da attuare in concreto.
L’istituzione propone dunque soluzioni pratiche e mirate per incentivare una maggiore efficienza energetica. Sebbene l’intelligenza artificiale possa contribuire a una gestione energetica più efficiente, il FMI insiste sulla necessità di politiche severe per spingere i settori ad alto consumo energetico, come il mining di criptovalute e i data center, a ridurre il loro impatto ambientale. Queste misure non solo aiuterebbero a centrare gli obiettivi di emissioni globali, ma potrebbero anche generare significativi introiti fiscali per i governi.
Bitcoin continua a soffrire
Nel frattempo Bitcoin sta attraversando l’ennesima fase difficile degli ultimi mesi. Il prezzo della regina delle criptovalute è infatti in picchiata nel momento in cui scriviamo, con un -2,1% nelle ultime 24 ore e un altrettanto problematico -4,3% nell’ultima settimana. Per quanto riguarda l’ultima sessione va ancora peggio ad Ethereum, che perde il -2,6%. Più contenuto però l’arretramento della più capitalizzata tra le alt coin sul settimanale, che si ferma al -1%. Decrescono ovviamente anche le rispettive market cap, con ETH che torna su valori inferiori ai 320 miliardi di dollari e BTC che scende pericolosamente verso la soglia chiave dei 1000 miliardi di di dollari (per la precisione 1150 miliardi di dollari nel momento in cui scriviamo).
Nel complesso sui mercati crypto sembra essere nuovamente tornata la paura, come evidenziato dall’andamento del Fear and Greed Index, tornato nelle ultime ore su valori preoccupanti di 41/100. Soltanto pochi giorni fa il medesimo parametro oscillava invece tra i 57 e i 59 punti.
Fonte dati: CoinMarketCap.
Appassionato di trading online investe regolarmente su Azioni, ETF e Criptovalute. Nel 2020 decide di fondare il blog Broker-Forex.it per il quale si occupa di realizzare guide e news principalmente su criptovalute.