Il prezzo di Bitcoin oscilla al momento [1] attorno ai 67.850 dollari, in lieve calo (-0.5%) rispetto a ieri. Lieve calo anche per quanto riguarda la market cap, tornata sotto i 1400 miliardi di dollari (1337 miliardi di dollari per la precisione). Il dato più significativo è però probabilmente quello del volume di scambi, sceso del -11% nel corso delle ultime 24 ore. Molti trader e investitori si aspettavano però di vedere tutt’altro genere di movimenti in questa fase. Diversi esperti nei giorni scorsi avevano ipotizzato potesse partire una nuova dirompente leg up rialzista sia su Bitcoin che su Ethereum, direttamente consequenziale all’inaspettata approvazione degli ETF Spot su Ethereum avvenuta la scorsa settimana.
Bitcoin frenato dalla situazione macroeconomica globale
A frenare questa propulsione è però ancora una volta il sentiment macro economico globale, segno evidente di come tutto il comparto delle criptovalute sia ormai strettamente correlato alle politiche monetarie statunitensi, in altre parole alle decisioni della FED. Il “problema” è ancora una volta l’atteso e agognato taglio dei tassi di interesse.
Nessuno (o quasi) crede più a un imminente taglio dei tassi
Le più capitalizzate tra le aziende americane, le cosiddette “magnifiche 7” arrancano con percentuali di perdita simili a quelle di Bitcoin ed Ethereum. Meta, Apple e Nvidia perdono infatti tra il -0,3% e il -1,1% nel premarket di oggi. Il Cboe Volatility Index (indicatore del fear di Wall Street) è inoltre ai massimi delle ultime settimane.
Questa sfiducia è diretta conseguenza del crescente pessimismo sulla possibilità di un taglio dei tassi da parte della FED. Un taglio che lo scorso anno il mercato prevedeva di vedere entro marzo 2024, poi entro maggio, ma è sempre stato rimandato. Al momento l’ipotesi dominante è che avvenga tra novembre e dicembre.
Perché il taglio dei tassi di interesse può aiutare il mercato delle criptovalute
Un taglio dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve USA può avere diverse implicazioni positive per il mercato delle criptovalute. In primis, la riduzione del costo del denaro rende i prestiti più economici, aumentando la liquidità nel sistema finanziario e rendendo al contempo meno redditizie le obbligazioni.
Questa maggiore disponibilità di capitali può spingere gli investitori a cercare opportunità di rendimento più elevato, incluse ovviamente le criptovalute. In secondo luogo è importante sottolineare che i tagli dei tassi di interesse sono spesso accompagnati da politiche monetarie espansive, che possono aumentare le preoccupazioni per l’inflazione.
Le criptovalute, Bitcoin su tutte, sono spesso viste come una riserva di valore, una sorta di copertura contro l’inflazione. Per questo motivo quando il mercato percepisce un aumento dell’inflazione, tendenzialmente assistiamo a una maggiore domanda di criptovalute.
Bitcoin, il rally del 2020 innescato dalla politica monetaria USA
Nel corso della storia recente, i periodi di tassi di interesse bassi o in calo hanno spesso innescato rally rialzisti nel mercato crypto. Durante la pandemia di COVID-19, la Federal Reserve ha tagliato i tassi quasi a zero per favorire la ripresa economica. Contestualmente è partito uno dei bull market crypto più dirompenti di sempre. D’altro canto è però importante sottolineare che in contesti del genere la volatilità dei mercati crypto tende ad aumentare, rendendoli ancor più rischiosi del solito.
[1] Fonte dati Bitcoin: Coinmarketcap
Sono un Content Editor che ha scritto oltre 7.000 articoli per magazine e testate giornalistiche. Oggi mi occupo principalmente di cronaca finanziaria, politica e attualità e per Broker-Forex.it scrivo per la sezione news su crypto e Bitcoin.