Dopo l’annuncio della Federal Reserve la domanda verso le criptovalute è aumentata a dismisura. Di conseguenza il rapporto sull’inflazione statunitense di martedì ha confermato il previsto rallentamento della stretta di liquidità della Fed, favorendo un’adeguata apertura. In questo scenario il settore è tornato a crescere con stime e aspettative superiori alla norma. Eppure nonostante questa risalita una buona parte degli analisti è convinta che non riguarderà tutti gli asset impegnati sul campo! In particolare si prevede una stretta sui BTC nonostante la spinta verso l’alto.
Il prezzo dei BTC potrebbe restare sotto pressione nonostante le condizioni favorevoli della Fed
Il rischio di un fallimento da parte di miner dei BTC è dietro l’angolo per questo si teme che l’asset possa restare ancora per un po’ sotto pressione. Anzi forse potrebbe essere l’unica moneta digitale a non beneficiare del miglioramento delle condizioni macroeconomiche emerse dopo l’annuncio di Powell. Su questa lunghezza d’onda si teme ad una decrescita impressionante con i BTC pronti a testare i $ 10.000-$ 12.000 nel primo trimestre in mezzo a un’ondata di fallimenti consecutivi che andranno a segnare il punto più basso dell’inverno delle criptovalute.
Per molti è un vero e proprio colpo di scena considerando che fino a qualche ora fa l’intero settore era in festa per l’allentamento delle misure della Fed. Di conseguenza questo slancio non è valido per l’intera finestra operativa degli asset digitali con i minatori di Bitcoin intrappolati tra l’aumento dei costi operativi e il calo dei prezzi delle monete. Per questo motivo bisogna capire che la redditività dei minatori è strettamente legata al prezzo dei BTC, dato che ricevono la criptovaluta come ricompensa per aver risolto complessi enigmi matematici per verificare le transazioni sulla blockchain.
Di conseguenza quando il prezzo è crollato, come in questo frangente che abbiamo sfiorato il 61%, abbiamo riscontrato una capitolazione dei minatori che sono stati costretti a lasciare il mercato dopo aver venduto le loro riserve e aver fatto scendere sempre di più il prezzo di riferimento. In questo caso si prevede una caduta ancora più rovinosa con una serie di segnali che potrebbero mettere in discussione la loro tenuta sul mercato. D’altronde i minatori non sanno più dove attingere la loro scorta di monete per far fronte a condizioni di mercato avverse. I dati che abbiamo in nostro possesso dimostrano che il saldo detenuto nei portafogli miner è diminuito di oltre 25.000 BTC ($ 444 milioni) da luglio, raggiungendo un minimo di 14 mesi di 1,818 milioni di BTC.
In tal senso di fronte a questa disfatta è impossibile prevedere uno scenario alternativo con la capitalizzazione di mercato che ora è di soli $ 180 milioni, con quasi tutti i componenti che fanno trading ben al di sotto del valore contabile. Per intenderci il mining di Bitcoin è ormai in gran parte non redditizio, visti i recenti prezzi dell’elettricità più alti e i prezzi più bassi dei Bitcoin. Per questo è lecito prevedere una discesa progressiva verso il fondo che andrà a minare le speranze degli investitori impegnati sul campo. Per i rialzisti è davvero tutto perduto o c’è ancora qualche speranza all’orizzonte?
Da anni sono copywriter e redattore di blog di tematiche finanziarie ed economiche. Tra le mie passioni il mondo delle criptovalute, Bitcoin e degli investimenti online.