L’ultimo rapporto pubblicato dall’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati (ESMA) alleggerisce la pressione dei regolatori sulla finanza decentralizzata (DeFi), dato che secondo quest’organo non rappresenta in alcun modo un rischio significativo per la stabilità finanziaria complessiva. Di contro necessità però di un attento monitoraggio con lo scopo di operare nel mercato digitale finanziario con la massima cautela. Al di là però di quest’attenzione l’autorità di regolamentazione ha concluso che deve ancora rappresentare un rischio considerevole per la stabilità finanziaria.
La DeFi e i mercati delle criptovalute non rappresentano una minaccia
Secondo l’ESMA la DeFi non è un pericolo per la stabilità finanziaria, principalmente a causa delle loro dimensioni relativamente ridotte e dei canali limitati tra le criptovalute e i mercati finanziari tradizionali. A tal proposito se guardiamo ai numeri vediamo che
la capitalizzazione totale del mercato delle criptovalute è di poco superiore a 1 trilione di dollari mentre il valore totale bloccato (TVL) della DeFi è di soli 40 miliardi di dollari. In confronto, secondo la Commissione Europea, nel 2021 il patrimonio totale degli istituti finanziari nell’UE ammontava a circa 90mila miliardi di dollari.
Un altro aspetto che emerge da questo rapporto dell’ESMA è che il mercato totale delle criptovalute ha all’incirca le stesse dimensioni della dodicesima banca più grande dell’UE, ovvero il 3,2% del totale degli asset detenuti dalle banche dell’UE. Per questo motivo è infondata qualsiasi preoccupazione in merito alla possibilità che l’attività delle criptovalute possa minare l’equilibrio dell’economia mondiale. Inoltre l’ESMA ha anche esaminato diversi eventi crittografici avvenuti nel 2022, incluso il collasso dell’ecosistema Terra e di FTX, sottolineando che questo non ha avuto alcun impatto significativo sui mercati tradizionali.
Tuttavia, l’autorità di regolamentazione ha osservato che la DeFi presenta caratteristiche e vulnerabilità simili alla finanza tradizionale, come disallineamenti di liquidità e scadenze, leva finanziaria e interconnessione. Per questo anche se al momento non è da considerare un vero e proprio rischio è necessario tenere il loro andamento sempre sotto controllo. Di conseguenza sebbene l’esposizione degli investitori alla DeFi rimanga piccola, esistono ancora seri rischi per la protezione degli investitori a causa della natura altamente speculativa di molti accordi DeFi, delle importanti vulnerabilità operative e di sicurezza e della mancanza di una parte responsabile chiaramente identificata.
I cosiddetti rischi sistematici possono arrivare da un momento all’altro se il fenomeno dovesse guadagnare terreno in modo significativo e/o se le interconnessioni con i mercati finanziari tradizionali dovessero diventare rilevanti. In realtà il problema è proprio quello: fin quando la DeFi resta un’attività alternativa può influenzare solo in parte l’economia tradizionale. Di contro se il collegamento è più netto e incisivo, allora la situazione può iniziare a sgretolarsi finendo per complicare lo scenario tra le due parti.
Ora però considerando che le attività DeFi sono concentrate in un numero limitato di protocolli con i tre più grandi che rappresentano solo il 30% del TVL, secondo l’ESMA, è inutile puntare il dito verso il settore crypto che in questo momento non può essere la vera minaccia dell’economia mondiale, dilaniata invece da 2 guerre che rischiano di far crollare i mercati.
Da anni sono copywriter e redattore di blog di tematiche finanziarie ed economiche. Tra le mie passioni il mondo delle criptovalute, Bitcoin e degli investimenti online.