La recente denuncia da parte del dirigente di Binance su una truffa ai suoi danni organizzata da un gruppo di hacker che hanno creato un deepfake su di lui per ingannare gli sviluppatori di criptovalute ha innescato un approfondito dibattito sulla sicurezza del settore digitale finanziario. Si tratta di un colpo basso per la Rete perché dimostra ancora una volta la sua incapacità a prevenire inganni di questo genere. Purtroppo l’intero settore è spesso caratterizzato dalla presenza di truffatori che solitamente impersonano aziende o dirigenti tramite e-mail false e profili sui social media. Siamo di fronte ad una piaga che deve essere in qualche modo debellata se si vuole preservare la sicurezza del sistema.
Binance subisce un contraccolpo mediatico con la creazione di un deepfake ingannevole
La più grande piattaforma di criptovaluta al mondo è stata penalizzata mediaticamente con la diffusione di un deepfake con le fattezze del dirigente capo mandando in tilt contrattazioni e transazioni. Fortunatamente le sue parole rilasciate con questo stratagemma si sono rivelate fittizie, ma quello che sta animando il dibattito è la facilità con cui questo sistema può essere attaccato. E’ chiaro che in questo modo a pagarne le spese sono gli investitori che devono subire gli effetti negativi di tali azioni sui propri investimenti.
In questo scenario si distingue l’opinione di Patrick Hillmann, chief communication officer di Binance, il quale ha affermato che non si poteva di certo prevedere questo contraccolpo dato che è stato realizzato da un sofisticato team di hacker. I truffatori hanno utilizzato per l’occasione filmati di passate apparizioni televisive del dirigente in oggetto per poi modificarli digitalmente per creare un “ologramma AI” con lo scopo di indurre le persone a partecipare alle riunioni. Ovviamente nel momento in cui si sono accorti dell’inganno, gli sviluppatori hanno pensato bene di avvertire gli utenti sull’accaduto restando vigili in vista di nuovi incidenti del genere.
Quello che però dovrebbe indurre ad un’amara riflessione è che il tentativo degli hacker non ha solamente tratto in inganno gli investitori ma anche gli stessi membri della comunità crittografica, lasciando intendere che c’è alla base una vulnerabilità sistematica per quanto concerne i riferimenti di tutela e di sicurezza del mercato. Di conseguenza possono essere tante le iniziative per contrastare questi episodi ingannevoli, ma sulla carta le criptovalute restano “un terreno minato per quello che concerne la possibilità di modificare la realtà”. Queste ultime parole rispecchiano il pensiero comune di molti trader interventi nei vari forum di discussione in merito all’accaduto. In effetti quello che è accaduto è solo la punta dell’iceberg di un problema più profondo laddove Hillman consiglia agli stessi utenti di adoperarsi attivamente per formare la prima linea di difesa contro i truffatori.
Questo modo ingannevole usato dagli hacker per modificare la portata degli asset in termini di credibilità può essere fermato dagli investitori stessi attraverso dei filtri che potrebbero consentire un maggior controllo in ogni fase delle contrattazioni sul mercato. In siffatto contesto Hillman ha chiuso il suo intervento dicendo: “Non ero preparato per l’assalto di attacchi informatici, attacchi di phishing e truffe che prendono regolarmente di mira la comunità crittografica”.
Da anni sono copywriter e redattore di blog di tematiche finanziarie ed economiche. Tra le mie passioni il mondo delle criptovalute, Bitcoin e degli investimenti online.